Spam delendum est: i costi di un triste fenomeno in ascesa


Oggi la parola è di uso piuttosto comune e tutti sanno che con il termine "spam" si indicano le email con messaggi pubblicitari più o meno indesiderati e comunque non richiesti. E' probabile che in pochi conoscano l'etimo del termine, che si rifà ad una marca di carne in scatola - "Spam" per l'appunto - presa di mira da una scenetta comica dei Monty Python dei primi anni '70 per via della insistenza degli spot pubblicitari e della conseguente onnipresenza del marchio in quel periodo.
Sin dagli albori della rete, il termine "spam" è andato quindi a designare le "junk-mail" (mail spazzatura) e la pubblicità non richiesta in generale, divenendone sinonimo. Negli anni, il fenomeno delle email spam è andato crescendo in modo esponenziale, sino a giungere alle incredibili quote attuali: secondo Microsoft, attualmente il 97% di tutte le email circolanti sarebbe costituito da spam. Un problema dai costi significativi che colpisce l'utenza internet, sminuisce il valore di uno strumento formidabile come l'email e richiede l'adozione di contromisure sempre più decise, come dimostra l'atteggiamento dell'UE palesato dal commissario europeo per la Società dell'Informazione e dei Media Viviane Reding. La normativa comunitaria, per la verità, prevede da anni un divieto di inviare comunicazioni indesiderate via email, ma sono pochi gli stati membri che danno effettiva applicazione a questo precetto. Secondo i dati più recenti, l'Europa complessivamente considerata è al secondo posto del mondo come diffusione dello spam con il 23,6%, preceduta dall'Asia con il 34,8%. Il fenomeno appare in calo negli Stati Uniti, al terzo posto con 19,4%, mentre è in rapida ascesa in Sud America (Brasile in testa), attualmente al 19%. Nel contenitore europeo l'Italia sembra avere, secondo i dati diffusi da una azienda del settore, il triste primato della nazione a maggiore diffusione di spam con il 2,3%, che le vale anche un piazzamento al 12° posto nella classifica mondiale, dove però in precedenza figurava addirittura all'ottavo posto.
Secondo uno rapporto commissionato da McAfee, lo spam avrebbe anche dei costi economici ed ambientali significativi, in quanto tutta la junk-mail messa in circolazione consumerebbe 33 miliardi di Kw all'anno, generando 17 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Di sicuro, il fenomeno crea un grave disagio tanto alle aziende quanto ai privati, costretti a ripulire costantemente le proprie caselle di posta facendo lo slalom tra messaggi promozionali, phishing, worm ed altre minacce, non sempre rilevate da software anti-spam e anti-virus. Le aziende hanno anche un problema aggiuntivo, perché il fenomeno dello spam e l'implementazione di filtri e software dedicati a contrastare il fenomeno finiscono per interferire con le email di servizio, newsletter e campagne di email marketing perfettamente lefittime, spesso intercettate dai sistemi di contrasto dello spam.

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