Star Trek, 43 anni e non sentirli


A lungo atteso dai trekker di tutto il mondo, il nuovo lungometraggio di Star Trek è finalmente giunto nelle sale cinematrografiche, realizzando incassi non sbalorditivi ma comunque indicativi di un certo seguito della serie. L'ultimo film "Nemesis" uscito nel 2002 e dal sapore crepuscolare, aveva concluso la saga cinematografica del cast di Next Generation, la seconda serie incentrata sul mondo inventato da Gene Rodenberry. La serie di film Next Generation - 4 in totale - era iniziata nel 1994 con il lungometraggio Generazioni, dove William Shatner nei panni del capitano Kirk passava il testimone a Patrick Stewart, l'inossidabile Capitano Picard. Prima di allora, altri sei lungometraggi avevano visto come protagonisti gli eroi della serie orginale, con Spok (Leonard Nimoy) ed il dottor Leonard McCoy (DeForest Kelley) a fare da spalla al già citato William Shatner. Come si vede, i primi 10 film di Star Trek avevano sempre seguito un ordine cronologico mettendo sul grande schermo gli equipaggi già ampiamente collaudati nelle serie televisive, ma con Star Trek 11 le cose sono decisamente cambiate. Invece di proporre l'equipaggio della serie più recente Enterprise, 100 episodi realizzati tra il 2001 ed il 2005 aventi ad oggetto la primissima Enterprise a curvatura, 150 anni prima rispetto alla serie originale nella timeline del mondo di Star Trek, il nuovo lungometraggio narra dei personaggi della serie originale in età poco più che adolescenziale, quando, freschi di accademia, si trovarono per la prima volta sullo stesso ponte di comando, ovviamente dell'Enterprise.
Una scelta senz'altro coraggiosa quella di proporre una nuova edizione dei vari Kirk (Chris pine), Spok (Zachary Quinto), Bones (Karl Urban), Sulu(John Cho), Uhura (Zoë Saldaña), Chekov (Anton Yelchin) e Scott (Simon Pegg), soprattutto in considerazione del fatto che serie e film in cui erano stati protagonisti ne avevano già delineato in modo compiuto tratti caratteriali e storie personali. Il registra Jeffrey Abrams (produttore di serie di successo come Alias e Lost e regista di Mission Impossible III) e gli sceneggiatori Alex Kurtzman e Roberto Orci (collaudata coppia in Transformers) hanno pensato bene di scuotere lo spettatore sin dalle primissime battute del film, dove una nave romulana proveniente dal futuro distrugge la nave comandata (nel momento della distruzione) dal padre del capitano Kirk, uccidendolo, proprio mentre la moglie mette al mondo suo figlio: da qui la linea temporale viene totalmente sconvolta, anche se lo spettatore ne acquisisce consapevolezza solo con lo sviluppo successivo degli eventi, spesso incompatibili con il mondo di Star Trek che conosciamo. La bella Ura che ha una relazione appassionata con Spok, il pianeta Vulcano completamente distrutto da un buco nero generato al suo interno ed altri elementi lasciano lo spettatore perplesso, insinuando in lui il dubbio di essersi perso qualche pezzo. Lo sviluppo degli eventi è incalzante e non c'è tempo per le riflessioni, il film riesce a coinvolgere e pian piano ogni pezzo torna al suo posto giusto in tempo per un finale a lieto fine. Le critiche di una parte dei trekker ortodossi sono legittime, ma non condivisibili. Per contro, la scena sul test della Kobayashi Maru rappresenta una vera chicca certamente apprezzata dalla maggioranza degli appassionati, perché esplicita nelle immagini un classico della serie originale. Insomma: questo nuovo episodio di Star Trek merita la promozione, anche se appare improbabile che il bel cast finisca coinvolto in una nuova serie prequel, difficile da incastonare nell'universo di questa affascinante quanto inossidabile saga.

Approfondimenti: Screenweek.it