Long term archive: la soluzione è analogica


Lo sviluppo tecnologico degli strumenti informatici nel corso degli ultimi 20 anni è stato davvero sbalorditivo: basti pensare che l'ambiente operativo grafico Windows 3.0 fu rilasciato solo nel 1990. L'incessante aumento della capacità di calcolo e la possibilità di disporre di mezzi di archiviazione sempre più affidabili ha incentivato sempre più il processo di digitalizzazione della documentazione cartacea, ingombrante e problematica sotto il profilo del recupero delle informazioni archiviate. Dai floppy disk da 8 pollici degli anni settanta, che avevano una capacità da un minimo di 80Kb fino ad un massimo di 1Mb, si passò ai dischi da 3 pollici e mezzo ad alta densità (HD), capaci di stoccare fino a 1,44Mb. Il compact disk venne inventato nel 1979 da Sony e Philips, ma fece la sua prima timida comparsa sul mercato solo nei primi anni '80, rivoluzionando il concetto stesso di archiviazione: da 1,44Mb dei dischetti HD si passò istantaneamente a supporti da 650Mb, un'enormità per quei tempi. L'evoluzione del compact disk è stata incessante ed oggi si è giunti a supporti come i Blu-ray - proposti dalla Sony nel 2002 - capaci di stoccare oltre 50Gb di dati, ma tutta questa evoluzione ha lasciato intatto il vero problema di sempre: l'affidabilità del supporto nel tempo.

I compact disk erano stati presentati come supporti virtualmente eterni, mentre sin dall'inizio si verificarono dei problemi dovuti all'interazione con lo zolfo presente nelle copertine, che dava luogo ad un fenomeno detto "bronzing" in virtù del quale i bordi del CD si scurivano, divenendo illeggibili. Anche se questo genere di inconveniente è stato poi superato, resta un problema legato alla vulnerabilità dei supporti ottici, che possono diventare illeggibili dopo qualche decennio (anche se in commercio si trovano supporti ottici per archiviazione a lungo termine "garantiti" per 300 anni). Questo aspetto crea qualche problema soprattutto per aziende e organizzazioni che hanno esigenza di gestire grossi archivi digitali nei decenni e che non possono quindi contare su tecnologie inaffidabili sotto questo specifico profilo, ed è così che dalla digitalizzazione della documentazione cartacea si giunge ad un vero ritorno al passato quando l'esigenza di un archivio affidabile nel tempo e la mole di dati archiviati rendono sconsigliabile affidarsi ai supporti ottici digitali. Ad oggi, infatti, la soluzione che offre maggiori garanzie sotto il profilo della durata dei dati archiviati nel tempo è il microfilm, una tecnica già in uso nell'ottocento e largamente diffusa ben prima dell'avvento dei personal computer. Il microfilm presenta svantaggi sotto il profilo della ricerca delle informazioni archiviate, per la verità attenutato dalle tecnologie OCR unite alla perfetta reversibilità di ogni processo di migrazione della documentazione da supporto digitale a pellicola. Archiviare i dati in modo sicuro è un'attività che richiede apparecchiature piuttosto costose e che certamente non risulta facilmente gestibile in-house. Esistono però moltesocietà specializzate nell' archiviazione dati, che provvedono generalmente a fornire servizi di conversione delle immagini elettroniche in microfilm e viceversa, in quanto i microfilm da 16mm di alta qualità garantiscono una conservazione delle informazioni per archi temporali molto lunghi, nell'ordine del mezzo millennio. Nella scelta di una società di outsourcing archivistico per il servizio di microfilmatura dei documenti è importante verificare la certificazione del sistema di acquisizione ottica dei documenti e successiva conversione in microfilm, che rappresenta una garanzia rispetto agli standard hardware e operativi necessari affinché l'archiviazione long-term risulti veramente affidabile.

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