I Giovani Avvocati contestano il DDL di riforma della professione forense


L'UGAI, Unione dei Giovani Avvocati Italiani non ci sta. La riforma dell'avvocatura in discussione al Senato nei giorni scorsi proprio non convince l'associazione, il cui Presidente Avv. Romano ha fatto sentire la voce di dissenso verso un'operazione definita come corporativa, che rischia di rendere la professione di avvocato un vero percorso ad ostacoli. Qualche dubbio sulla fondatezza dei rilievi dell'UGAI deve averla avuta anche la commissione Giustizia del Senato, che due giorni fa ha deciso di rinviare a settembre il termine per la presentazione di emendamenti al DDL di riforma della professione forense, pealtro con il plauso dell'ANF, l'Associazione Nazionale Forense, che ha preso atto con soddisfazione del tentativo di Palazzo Madama di prendere più tempo per elaborare una riforma gradita anche alla base e non solo ai vertici dell'Avvocatura.

La proposta originaria prevede, in primo luogo, l'impossibilità di conseguire l'abilitazione professionale per chi non supera un test d'ingresso e per chi non possa frequentare scuole forensi a pagamento per almeno 250 ore annue, mentre oggi è sufficiente svolgere l'attività di tirocinio, già suficientemente impegnativa. Ovviamente non mancano i privilegi: cassazionisti, docenti e politici non avrebbero un simile obbligo di "formazione coattiva". Secondariamente, gli esami sarebbero preceduti da una selezione e potrebbero essere affrontati solo con codici non commentati, mentre oggi si possono utilizzare codici commentati con le sentenze. La riforma prevede poi la cancellazione di fatto del patrocinio legale autonomo: mentre oggi è possibile iniziare a lavorare per cause proprie dopo un anno di tirocinio, in seguito alla riforma sarebbe possibile lavorare solo per l'avvocato presso cui si svolge il tirocinio. La riforma prevede anche che all'esame orale si debbano necessariamente presentare ordinamento e deontologia forense e le materie più complesse, oggi facoltative. Altro elemento importante: mentre oggi l'esame può essere fallito un numero indefinito di volte, con la riforma non sarebbe più possibile sostenerlo dopo la terza bocciatura. Inoltre, verrebbe inserito un limite di età - 50 anni - per sostenere l'esame di abilitazione, che oggi invece può essere affrontato da chiunque. Una volta entrati nel clan, in ogni caso, non sarebbe "fatta": c'è una proposta - definita come indegna di una repubblica fondata sul lavoro - di cancellazione dall'albo per gli avvocati che, per una ragione o l'altra, non raggiungono un certo livello di "continuità professionale". Se questa riforma diventasse realtà, secondo l'avv. Romano, nella libera professione di libero resterebbe ben poco.

Associazione Giovani Avvocati: UGAI
Formazione: JustLegalServices