Baltic Pipeline System2: come evitare i porti baltici per esportare greggio


In seguito ad un incontro con il premier Putin, due giorni fa il presidente della Transneft, società pubblica che detiene il monopolio degli oleodotti russi ed il record di maggior trasportatore di petrolio a livello mondiale, ha annunciato che il secondo troncone della Baltic Pipeline System2 sarà completato entro tre anni, mostrandosi fiducioso di riuscire a completare l'opera con circa sei mesi di anticipo rispetto al termine previsto dal Governo, vale a dire già nel primo trimestre del 2012.
In verità l'anno scorso l'esecutivo aveva assicurato che i lavori si sarebbero conclusi nel 2011, pertanto non è corretto parlare di conclusione dei lavori in anticipo, in ogni caso la posa delle tubazioni è iniziata a giugno e sono già stati realizzati i primi 100 chilometri dell'oleodotto, che una volta completato collegherà Unetcha a Ust-Luga (1.170 Km) e permetterà di aggirare i paesi Baltici e l'Ucraina, garantendo il rifornimento delle maggiori città della Russia occidentale.

Anche il primo troncone della Baltic Pipeline System, entrato in funzione nel 2001, si proponeva di liberare la Russia dalla dipendenza dai porti baltici, ma già da qualche anno la sua capacità di trasporto di 74 milioni di metri cubi all'anno è divenuta insufficiente, rendendo necessaria la realizzazione del secondo troncone. Sempre nell'ottica di evitare i porti baltici, è in programma la realizzazione di un terminal di greggio da 7 milioni di tonnellate nel porto di Ust-Liga, insieme ad un terminal per container e ad un traghetto per la Germania, strutture che permetterebbero alla Russia di erodere la quantità di greggio esportata attraverso i porti estoni (17 milioni di tonnellate).

Quella russa è una politica di significativo impatto sull'economia dei paesi baltici, probabilmente da inquadrare come una rappresaglia per l'atteggiamento che i governi di questi paesi hanno tenuto verso la Russia e verso le minoranze russe al loro interno.


Laurini