Come combattere la sclerosi multipla


La sclerosi multipla è una patologia di tipo cronica autoimmune neurodegenerativa che in Italia colpisce circa 60.000 persone, specialmente giovani adulti e per la maggior parte dei casi donne. Ad oggi la sclerosi multipla può essere considerata come una delle principali cause per quanto concerne l’insorgere di disabilità neurologica nella fascia di età giovane-adulta. Ora vista la fascia di età interessata da questa patologia, la frequenza della sua incidenza e la tendenza a colpire principalmente le fasce più giovani della popolazione, la sclerosi multipla è da considerarsi come una patologia dal forte interesse sia sanitario che sociale. Per quanto concerne i dati mondiali, oggi sono circa 3 milioni le persone afflitte da sclerosi multiple e di queste circa 450.000 si trovano in Europa. Per quanto concerne l’Italia, una ricerca ha accertato che l’Italia è da considerarsi come uno dei paesi a più alto rischio di malattia con una prevalenza variabile a seconda delle specifiche e differenti aree geografiche. Secondo alcuni dati raccolti e diffusi dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), sono accertati ogni anno circa 1.800 nuovi casi per un totale di 60.000 pazienti, il che significa circa 1 su 1.000 abitanti. Altrettanto elevato il peso economico di questa patologia che secondo le ricerche si stima intorno ai 25.000 euro a persona ogni anno, cifra che sale a ben 57.000 quando il paziente interessato dalla malattia non è più autosufficiente. Per quanto la cura sclerosi multipla ad oggi non si dispone di alcuna terapia risolutiva, sebbene esistano dei trattamenti che riescono a migliorare il corso della malattia riuscendo a ridurre l’incidenza degli attacchi e gli effetti dei sintomi. Per quanto concerne i farmaci si è soliti impiegare corticosteroidi, somministrati al momento dell’attacco (o ‘ricaduta’) capaci di attenuare i sintomi e di favorire la velocità di recupero post-acuzie; immunomodulatori, che agiscono a livello immunitario senza sopprimere completamente le difese del paziente e sono in grado di ridurre la frequenza e la gravità delle ricadute.